Oggi più che mai bisogna considerare il potere del passaparola. Anche se i diversi formati e posizionamenti del digital advertising sono utili, a volte non bastano, soprattutto per conquistare la fiducia dei consumatori. Gli utenti sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, forme di comunicazione originali e più interattive. Su questo fronte, i social media mettono a disposizione svariate soluzioni che le aziende possono adottare per intercettare il proprio target. Una di queste è l’influencer marketing che, soprattutto nell’ultimo anno, ha registrato una crescita notevole.
La sfera degli influencer è molto cambiata negli ultimi anni: da un’attività esclusiva dei più giovani o di chi ama dilettarsi con gli strumenti social, si è trasformata in una professione riconosciuta ed esercitata da una grande varietà di persone e che non risulta più legata a età, genere o categorie di argomenti.
Perché le aziende non dovrebbero trascurare questa forma di marketing nella loro strategia?
Che cos’è l’influencer marketing?
Sono già diversi i brand che hanno deciso di includere l’influencer marketing nella propria media strategy. Il lockdown ha senz’altro fatto da spinta: rimanere costretti in casa ha fatto sì che il numero di creator aumentasse consistentemente rispetto al 2019, così come il numero dei loro followers.
Se dovessimo spiegare che cosa sia l’influencer marketing diremmo che, per definizione, si tratta di una tecnica di marketing che prevede “l’ingaggio” di influencer per raccontare un prodotto/servizio.
Ma che tipo di influencer? Perché possa funzionare i soggetti della comunicazione vanno selezionati accuratamente, secondo determinati criteri. Per esempio, in base alla stessa categoria di prodotto, all’affinità di pensiero, allo stesso pubblico, ai valori comuni, etc. Per quanto riguarda il numero di followers, non sempre conta averne di più. Spesso i migliori influencer sono quelli con un pubblico ristretto, ma di qualità migliore perché maggiormente fidelizzato.
I nano influencer
Una categoria di influencer da non sottovalutare è quella dei nano influencer. Si tratta di profili con un pubblico tra i 1000 e i 10.000 followers che, spesso, si concentrano su una nicchia di mercato specifica. Proprio per questo motivo i loro seguaci risultano molto più coinvolti e mostrano mediamente più interesse rispetto a quelli di influencer più noti. Per startup e PMI possono essere una risorsa molto utile per la brand awareness, in quanto sono in grado di intercettare un target potenzialmente più interessato, ad un costo moderato.
Quando ricorrere all’influencer marketing?
Esistono diverse ragioni per cui un’azienda viene spinta verso l’ingaggio di influencer e una di queste l’abbiamo già citata: la brand awareness. Soprattutto per chi muove i primi passi nel campo imprenditoriale, come le startup, prima ancora di vendere dovrebbe investire gran parte delle proprie risorse per farsi conoscere. Gli influencer rappresentano dei modelli per i loro followers e chi li segue è spesso spinto (anche inconsciamente) ad agire come loro. Se un influencer utilizza un prodotto ancora poco o per nulla conosciuto, alcuni dei suoi followers saranno spinti dalla curiosità anche solo di scoprire di cosa si tratti.
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Un’altra ragione, che riguarda più i grandi brand o brand già riconosciuti all’interno di una comunità, è la stimolazione di conversazioni intorno al prodotto. Prendiamo il caso di Pantene: prima dell’arrivo di Chiara Ferragni come sponsor ufficiale, la linea di prodotti per capelli era ampiamente conosciuta dal pubblico. L’ingaggio dell’influencer ha però permesso che si generassero molte più conversazioni online sul brand e sui suoi prodotti, soprattutto sui social media, ma anche un cospicuo aumento delle vendite.
Senza dubbio l’influencer marketing è una tattica molto versatile da inserire e permette di declinare la strategia in base a diversi obiettivi. Si tratta di uno strumento con un forte potenziale virale: dal singolo influencer che parla del prodotto, i soggetti della comunicazione si possono moltiplicare, anche grazie agli strumenti che i social media mettono a disposizione, come repost, tag o hashtags.